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Non sono gli Esercizi che fanno migliorare un giocatore, sono i Giocatori che fanno migliorare un Esercizio. RL

domenica 24 febbraio 2013

LA CORREZIONE DEGLI ERRORI


La correzione riguarda lo scostamento tra  il gesto eseguito dal giocatore ed il modello tecnico fornito.

La correzione tecnica deve essere fornita subito dopo l’esecuzione del gesto: in caso di errore è meglio far ripetere subito il gesto. Si è stimato che dopo circa 20 secondi il giocatore dimentica le sensazioni provate durante l’esecuzione del gesto, quindi la nostra correzione non ha più senso.

Non bisogna correggere i giocatori mentre stanno eseguendo un gesto tecnico, perché questa è una fonte di distrazione e, comunque, il consiglio non viene percepito (se il giocatore pensa al gesto, non può pensare alle nostre parole).
La correzione deve riguardare un solo errore per volta: se ci sono molti errori nel gesto tecnico, si individua il più grave o il più facile da correggere e si sistema quello, poi si passerà alle altre fasi.
La correzione deve essere precisa e concisa: simuliamo un time – out, quando in 30 secondi dobbiamo riorganizzare il gioco di tutta la nostra squadra.

E’ chiaro che la correzione deve essere data, ma bisogna stare attenti a non spezzare troppo o troppo frequentemente il ritmo del nostro esercizio, se questo è un parametro critico della fase allenante.
L’allenatore deve imparare a correggere i propri giocatori, ma deve anche insegnare ai giocatori ad auto – correggersi: soprattutto per gli esercizi analitici a gruppi, è importante che i giocatori imparino a correggersi o, quanto meno, a fornirsi un feedback.
La correzione non deve essere urlata con ira, altrimenti si rischia il blocco psicologico del giocatore.

L’approccio deve essere positivo, non bisogna colpevolizzare il giocatore che ha commesso un errore, ma fargli capire perché ha sbagliato e motivarlo.
Le punizioni non devono essere inflitte per errori tecnici (solo per disattenzione), visto che l’errore è parte del processo di apprendimento.
Il livello della correzione dipende dal livello della squadra.
L’errore da correggere è quello fisso, che si ripete: se c’è un errore occasionale si evidenzia facendo rifare il gesto e verificando che l’errore occasionale va via, quello fisso rimane.
Non bisogna perdere troppo tempo a correggere gesti tecnici che si ritengono complementari per l’esercizio (es. nell’esercizio per la ricezione non correggiamo la tecnica trasmissione).
E’ buona norma verificare che i giocatori si stiano rendendo conto di ciò che stanno facendo ponendo loro delle domande, come “Perché hai sbagliato?”

Rilevazione e valutazione del tipo di errore
L'allenatore esegue un confronto tra il modello di riferimento ed il modello eseguito dall'allievo alla ricerca di eventuali errori di esecuzione. Nel caso in cui venga evidenziato un errore occorre valutare i seguenti fattori per stabilire se sia conveniente o meno attuare l'approccio correttivo:
-rapporto tra l'entità dell'errore e l'efficacia del gesto tecnico: a volte non conviene modificare un piccolo  dettaglio se si rischia di inficiare l'efficacia dell'intero gesto tecnico;
-Età del soggetto: più è adulto e tanto maggiore sarà la difficoltà di modificare gesti tecnici ormai
 consolidati;
-Carico di lavoro: la soluzione ad alcuni problemi richiede un rilevante numero di ore di lavoro;
-Stimolo e feedback del soggetto: l'allievo, essendo esso stesso l'oggetto del lavoro di correzione, deve manifestare interesse e predisposizione al lavoro ripetitivo, in termini di attenzione, disponibilità e capacità di apprendimento.

Metodologia di correzione
Valutati i fattori precedenti, inizia la fase di correzione, anch'essa scomponibile in alcuni step.
Scomposizione: i singoli contributi della catena cinetica del gesto tecnico vengono separati e descritti all'allievo, evidenziandone la corretta cronologia e l'aspetto che non funziona. L'errore va evidenziato chiaramente e va presentato parallelamente al modello corretto. Gli strumenti utilizzati possono essere:
-descrizione verbale;
-esecuzione corretta di un compagno o dell'allenatore;
-visione di un filmato;
-percezione del movimento (ripetizione lenta di un gesto ad occhi chiusi)



Esecuzione scomposta: l'atleta prova a ripetere il gesto motorio in esame alla ricerca della correttezza. E' fondamentale che l'allenatore applichi i seguenti criteri:
-alto numero di ripetizioni estremamente controllate;
-drastica diminuzione del numero di variabili alle quali sottoporre l'atleta;
-basso numero di priorità da sottoporre all'atleta;
-controllo del feedback dell'atleta;
-intervento immediato in caso di ripetizione errata.

Ricombinazione:
Una volta che l'atleta ha manifestato sicurezza nell'esecuzione scomposta, occorre aumentare,
procedendo secondo una progressione didattica, il numero di variabili in gioco ed il numero di priorità richieste all'atleta.
Quest'ultimo aspetto è cruciale in  quanto un'esecuzione scomposta corretta è condizione necessaria ma non sufficiente per la soluzione del problema tecnico. L'esecuzione completa necessita di un processo di automatizzazione che è frutto di un alto numero di ripetizioni e di una progressione didattica, in grado di introdurre gradualmente le variabili in gioco.

Indicazioni sulla ricerca dell’errore:
Il gesto tecnico errato, da cosa è causato?
La causa dell’errore va sempre ricercata in ciò “che viene prima” e vi invitiamo a porre l’attenzione sulla seguente sequenza, che deriva dall’osservazione di alcuni casi reali:
Nella correzione degli errori in qualità di allenatori non ci possiamo limitare a suggerire ai giocatori: “Hai calciato con il corpo all'indietro”, “Devi allenarti meglio”, o, addirittura “Devi fissare gli occhi sulla palla ”. Questi suggerimenti servono ben poco, poichè lo stesso giocatore si accorge da solo quando compie correttamente un gesto tecnico e, con maggiore facilità, quando compie una esecuzione in modo errato. Il nocciolo della questione è riuscire a cogliere con esattezza i motivi degli errori in termini di tecnica e questo non è una cosa facile nè tantomeno immediata. Dovremo guardare attentamente il giocatore mentre esegue i fondamentali e valutare le sue abilità tecniche indagando a ritroso nelle fasi percettive ed anticipatorie principali.

Momenti basilari nell’insegnamento della tecnica
Si dovrebbe riflettere sul fatto che a qualsiasi età è possibile migliorare il livello tecnico. L’unico requisito richiesto è l’entusiasmo da parte dei giocatori e la proposizione di allenamenti che investano tutta la motricità dei gesti tecnici da parte degli allenatori. Evidentemente gli allenatori devono prima aver capito quali sono le senso-percezioni “carenti” dei giocatori e, mediante gli esercizi, devono fare comprendere agli stessi dove e come indirizzare la propria attenzione.
Al contrario se le proposte di allenamento si fermano alla sola ripetizione acritica dei gesti, avremo ben pochi miglioramenti dai nostri giocatori. La didattica deve andare a ritroso: partire dagli effetti, ovvero dai momenti finali, per giungere alle cause, cioè ai momenti precedenti in ordine di sequenza.
Il giocatore non compie un errore perchè non conosce la tecnica corretta, ma perchè è carente nell’uso di determinate qualità senso-percettive che stanno alla base della tecnica stessa.

Nella correzione degli errori è indispensabile un intervento mirato da parte dell’insegnante il quale deve innanzi tutto avere ben chiaro:
- l’obiettivo e il criterio di successo delle esercitazioni, che devono sempre contenere difficoltà superabili per proporre apprendimenti;
- se una certa azione si debba considerare errore, oppure no, per il livello di gioco che ci si è prefissi o per il campionato che giochiamo
- che non sono gli esercizi proposti ad essere "allenanti" ma le risposte "positive" degli allievi (sono le esercitazioni in cui l’allievo raggiunge l’obiettivo che creano gli apprendimenti e se in un esercizio commette più del 10-15% di errori è meglio passare ad un livello inferiore di difficoltà o riproporre lo stesso esercizio in condizioni facilitate).

Dobbiamo inoltre tenere conto delle seguenti considerazioni: pur controllando costantemente l’esecuzione delle esercitazioni, è meglio non rimbeccare l’allievo ad ogni tocco di palla ma, dopo essersi resi conto se ha capito ed interiorizzato il corretto modello esecutivo, lasciarlo provare in modo che possa, piano piano, crearsi la corretta percezione cinestesica del gesto, magari proponendogli esercizi in condizioni facilitate.
Far controllare e correggere da un compagno è un potente strumento di apprendimento e correzione proprio per chi controlla, perché deve continuamente effettuare un confronto tra modello teorico ed esecuzione.

Generalmente gli errori che si commettono nelle esercitazioni o nelle gare possono dipendere da:
- problemi percettivi: funzionalità del sistema ottico
- errori nell’elaborazione delle risposte sia come scelta su dove indirizzare la palla (l’insegnante prima di correggere deve "chiedere" per capire le motivazioni dell’allievo), sia come scelta della tecnica più appropriata (l’insegnante deve chiedersi se l’allievo conosce e ha sufficientemente automatizzato in condizioni di variabilità un determinato gesto: l’allievo non può inventare ma solo trarre conoscenze dal suo bagaglio motorio per risolvere un problema di gioco);
-  l’insegnante deve controllare se le varie tecniche sono ben padroneggiate e se sono supportate da un adeguato livello delle capacità motorie

Un movimento o un'azione diventa abitudine quando questa viene eseguita per almeno una ventina di sessioni di allenamento.

Età in cui il lavoro di correzione è più facile che abbia successo.
La correzione degli errori propriamente detta si ha nella prima fase (apprendimento 7-13 anni) ma anche nella fase di consolidamento (14 -16) è bene attingere ad essa soprattutto quando si cominciano a delineare abitudini motorie non corrette (non possiamo certo in questa fase parlare di automatismi errati).

Come si deve lavorare:
1) Avere un modello tecnico di riferimento (giocatore che esegue particolarmente bene quel fondamentale)
2) Osservazione: diagnosi dell’errore; valutarne le cause; errore primario ed errori secondari; a volte noi allenatori ci “abituiamo”a vedere gli stessi errori e finiamo per”accontentarci”o peggio ancora a “giustificarli”.. Il confronto con i colleghi puo’ essere utile a evitare cio’.
3) Una volta determinato l’errore, ripercorrere con esercizi propriocettivi e in analitico la fase motoria “incriminata” facendo prendere coscienza l’atleta dell’errore di esecuzione.
4) Il lavoro in analitico deve essere portato avanti in parallelo con lo sviluppo della capacita’ motoria specifica legata a quell’errore.  

Prerogative della correzione del gesto tecnico
La correzione del gesto tecnico deve avere essenziali e irrinunciabili requisiti; l’assenza di tali requisiti (anche di uno soltanto) ne limita di molto l’efficacia, per cui è importante che le condizioni sotto riportate siano parte integrante del lavoro stesso.

- L’errore tecnico non deve essere solo rimarcato a voce dall’allenatore; se l’azione del correggere si ferma a ciò, serve solo ad abbassare il livello di autostima dell’atleta, ottenendo così l’effetto contrario; è importante invece fare eseguire il gesto corretto in allenamento, incoraggiando e dando rinforzi positivi quando si notano progressi.
- Correggere un errore per volta; l’atleta deve potersi concentrare su un unico aspetto del gesto tecnico; a volte noi allenatori abbiamo “fretta” e facciamo fare 2 o 3 cose insieme o in rapida successione senza tener conto dei tempi adeguati di apprendimento.
- Il lavoro analitico di correzione è da fare un po’ tutti i giorni (concetto della medicina) e deve fare parte della programmazione dell’allenamento giovanile.
- Non è detto che gli esercizi correttivi adatti per alcuni atleti vadano bene anche per altri; il concetto è: “dare la medicina giusta al paziente giusto”; è bene quindi, nella fase della correzione, proporre esercitazioni analitiche quasi individualizzate o per piccoli gruppi; da tenere presente che questa fase deve essere seguita molto attentamente dall’allenatore, quasi in modo “ maniacale”…
- Motivazione: è indispensabile la consapevolezza dell’errore e che il desiderio di migliorare sia reale: se appena giro la testa fà il contrario è fatica sprecata; deve essere il “suo” problema, il suo “chiodo fisso”: se non è così meglio dedicare attenzione a ragazzi maggiormente motivati.
- Motivazione: abituare i ragazzi ad essere esigenti con se stessi (essere allenatori di se stessi); questo porta in breve tempo a sensibili miglioramenti..
Abituarli a non accettare mai l’errore e soprattutto a giustificarlo!!!

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